dimanche 20 décembre 2015

Mix energetico Uruguay

RINNOVABILI IN URUGUAY: REPUBBLICA.IT SCRIVE COSE FANTASCIENTIFICHE

-Tentare di presentare l’Uruguay come un mix energetico da seguire per l’Italia è come scrivere un romanzo di fantascienza.- 


Eppure è questo che ha fatto Johnatan Watts sul Guardian con il compiacimento della redazione digitale di Repubblica che ne ha tradotto l’articolo.  Basta poco a qualche giornalista per smaniare a convincere il pubblico che entro pochi anni si andrà a rinnovabili. Bastano pure quattro conti in croce per dimostrare con dati alla mano di quanto si sbagliano.

L'articolo nasce da uno scambio di corrispondenza tra Renzo Riva (link)  e me medesimo. 

Partiamo dalla seguente tabella che rappresenta la composizione del mix energetico dell’Uruguay negli ultimi 2 anni (2014-2015).



La tabella racconta una storia differente da quella raccontata da Watts. L’ 82% dell’energia in Uruguay è prodotta da centrali idroelettriche, in primis la centrale di “Salto Grande” posta sul fiume Uruguay che ha una portata media di 4622 m³/sec, con una portata massima nell’inverno e primavera australe da Giugno a Ottobre. Per fare un paragone, se in Italia vi fosse la possibilità di costruire una centrale idroelettrica sul Po’ che ha una portata media di 1540 m³/sec, tale centrale svilupperebbe approssimativamente una potenza elettrica almeno tre volte inferiore a quella di Salto Grande, anche se bisognerebbe tenere in conto l'energia potenziale generata dall'ipotetico dislivello verticale.  


Eppure l’articolo di Watts non fornisce alcun dettaglio ed alcuna particolare enfasi all’energia idro-elettrica in Uruguay, anzi la riduce d’importanza, avendo il coraggio di parlare di “periodi di siccità”, quando la portata minima del fiume Uruguay è di gran lunga superiore alla portata massima del Po’. Come pure Watts non parla degli investimenti idro-elettrici che l’Uruguay ha pianificato.  Qui sotto avete la portata media mensile del fiume Uruguay. Il minimo è a Gennaio (mese estivo) con 3714 m³/sec contro la portata massima mensile  del Po' di 1936m³/sec. 



Invece di parlare degli aspetti più importanti del mix energetico uruguiano,  Johnatan Watts parla di “energia eolica” e di “biomasse” che rappresentano in totale il 12% del mix. Il rimanente 6% è energia termica nel 2014, che diventa 8% nel 2015 (probabilmente a causa di periodi manutentivi della diga di Salto Grande). Tutto in Uruguay ruota attorno all’energia idroelettrica, grazie agli enormi bacini idrografici di cui dispone in comune con l’Argentina, vale a dire i fiumi Uruguay e Rio della Plata, quest’ultimo con una portata media di 22.000 m³/secs. L'idroelettrico è, e continuerà ad essere nel futuro, la fonte primaria visto che l’energia idroelettrica è quella meno costosa e più redditizia al mondo. Non vi è quindi nulla di particolarmente innovativo nel mix energetico da apprendere e da importare dall’Uruguay in Italia od in Gran Bretagna. 

Infine una nota sul fotovoltaico in Uruguay, esso non rappresenta che il 0,0000006% del totale. L’Uruguay, pur essendo un paese con una esposizione solare migliore dell’Italia, in quanto si trova tra i 30° e i 35° di Latitudine Sud nell’emisfero australe. Più vicino all’equatore di quanto non lo sia l’Italia (il punto più a Sud della Sicilia è 36° di Latitudine Nord). L’Uruguay stima gli investimenti fotovoltaici troppo costosi ed i “campi solari” degli impianti termodinamici in diretta concorrenza con i suoi terreni agricoli, che sono più redditizi che installare campi solari. E pure questo fatto Watts lo sottace.

Quando si passa dall’analisi dei consumi energetici a quella della capacità degli impianti, il panorama non cambia di molto. Si nota che gli impianti termici turbogas hanno una capacità analoga a quella delle centrali idroelettriche. E’ ovvio  dalla tabella qui sotto che in caso di disastri ecologici che coinvolgano la diga di Salto Grande, il gas è l’alternativa, non le biomasse, non l’eolico.



Un'istantanea sui consumi elettrici per abitante di
-          Giappone =  8,6 MWh/ab
-          Germania = 7,8 MWh/ab
-          Regno Unito = 6,4 MWh/ab
-          Italia = 4,8 MWh/ab
-          Uruguay = 2.9 Mwh /ab

L’analisi dei dati “CIA factbook” rivela che:
·         L’uruguaiano medio consuma in beni e servizi circa 12.660 $ (66% del suo reddito) per anno.
·         L’italiano medio consuma in beni e servizi circa 21.341 $ (61% del suo reddito).
Inoltre in Uruguay non vi è alcuna industria energivora (ceramiche, acciaierie, ecc.) come invece ve ne sono tante in Italia.

Infine la comparazione del PIL nel 2014:
Uruguay
$71.68 miliardi
Italia
$2.135 miliardi di miliardi, ovvero triglioni

Considerazioni finali 

L'errore di Watts è quello di aver equivocato e sottaciuto le caratteristiche essenziali del mix-energetico uruguaiano nonchè la sua inesportabilità in paesi con meno volumi idrici dell'Uruguay, ma con un industria molto più sviluppata. Perchè abbia fatto tale errore non si sa: mancanza adi competenza od intenzione di manipolare una realtà in idolatria al vitello d'oro delle rinnovabili?  Voler portare ed additare ad esempio un paese agropastorale, con poche industrie, che a malapena riescono a coprire i fabbisogni interni e per una popolazione che non arriva a 3,5 milioni d’abitanti, è inaccettabile.  

Un altro studio al riguardo dell’Uruguay spiegava che gli impianti turbogas saranno quelli che il raddoppio del fabbisogno energetico dell'Uruguay, per sopperire alla crescita della domanda energetica. Questo è già evidente guardando la capacità installata del turbo gas.  

La realtà è che quando si parla di rinnovabili si è ancorata alla più antica fonte energetica al mondo, vale a dire l'acqua. I primi mulini sono stati trovati nell'attuale Iran vecchi di circa 5.000 anni. Le nuovi fonti rinnovabili non possono assicurare una fonte continuativa di energia. Troppo intermittenti causa la variabilità dei fenomeni atmosferici. La loro installazione è costosa e non sono adatte per supportare industrie energivore come la ceramica, la produzione di cemento, ed altro ancora. Vista la bassa potenza le rinnovabili non sono neanche trasmissibili a lunghe distanze, ma vanno consumate in loco. 

L’Italia nel 2008 aveva un parco di potenza installato di MW 72'000 e producibile 24 ore al giorno di MW 56'000, al netto della potenza posta fuori servizio per manutenzioni programmate e straordinarie. Oggi invece l'Italia ha installato MW 120'000 di cui sicuramente producibili 24 ore al giorno sempre e solo MW 56'000 a causa delle fonti rinnovabili che non sono permanetemente a disposizione.  Una quantità esorbitante di capacità energetica rinnovabile inutile per assicurare lo sviluppo industriale italiano. 

Per converso il Regno Unito al pari dell’Italia stanno conoscendo una deindustrializzazione facilmente dimostrabile con il calo dei consumi elettrici: Regno Unito da 6,4 MWh/ab (dato 2008) a 5,7 MWh/ab (dato 2012); Italia da 5,6 MWh/ab (dato 2008) a 4,8 MWh/ab (dato 2012).










2 commentaires:

  1. Visione generale e strategica da manuale.
    I giornalettisti dovrebbero copiare e ringraziare Francesco.

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