Mercoledì, 12 Novembre 2014 00:00
ACHTUNG
ITALIA, LA LOMBARDIA
CONSUMA MENO ENERGIA: LA LOCOMOTIVA SI STA
FERMANDO
– Tra
i dati in possesso del CIRN (secretati e mai pubblicati) ce n'è uno esplosivo
come la nitroglicerina: Milano e la Lombardia si stanno fermando. Infatti
confrontando il consumo energetico del mese di ottobre di quest’anno con quello
dell’ottobre 2013, per la capitale economica e morale d’Italia si registra un
preoccupante – 7%, che è il dato peggiore fra tutte le regioni italiane. Già
diversi anni fa noi del CIRN (Comitato Italiano per il rilancio del Nucleare)
lanciavamo l’allarme del "suicidio socio-economico" che avevano
voluto imboccare gli italiani. Si potrebbe dire in modo del tutto inconsapevole
in quanto condizionati dalla disinformazione dei media, ma sottovalutare
l'importanza della cultura e dell'analisi critica (e della buona scuola) è una
colpa, perché quella sì è una scelta ed è consapevole, il resto dei guai viene
di conseguenza. La scelta antinucleare è solo un tassello del più ampio mosaico
di stupidità che ha pervaso questi decenni dall'epoca del boom economico. Oggi,
semplicemente, si realizza ciò che era facile prevedere. Niente di nuovo sotto
il sole, direi. La cosa interessante, secondo me, è che quelli che i miei
connazionali considerano rimedi porteranno ad aggravare e ad accelerare il
declino del nostro paese. Scommettiamo. È pur ver che dopo potrebbe tornare il
sereno (del resto la storia è sempre stata caratterizzata da alti e bassi) solo
che stavolta se si continuerà a disconoscere la cultura tecnico-scientifica
sono convinto che ci potranno essere solo "bassi" perché il benessere
si costruisce con la serietà, col lavoro e con la competenza, senza troppi discorsi.
Con la scienza, quella seria, quella galileiana e non con la continua
sperimentazione empirica gabellata come scienza assoluta e incontrovertibile.
Noi del Cirn conosciamo, fra i tanti, un giovane ingegnere che anni fa sull’uso
del fotovoltaico, esaltato dai successi che questa fonte energetica registrava
nel nostro Paese già otto anni fa, mi ricordava che per “…l’uso del FV nelle
acciaierie ci si stava pensando”. Che dire? Ancora una volta – ripeto - che un
diploma di laurea non è sufficiente a garantire una buona, seria cultura, ma
non dimentichiamo che il tipo di elettorato che ha scelto il “No al nucleare” è
un elettorato che in gran parte ha frequentato le scuole secondarie superiori
ed anche le università in facoltà tecnico-scientifiche; un elettorato che ha
scelto di farsi “illuminare” non da personaggi come Tullio Regge – cui va il
nostro affettuoso perpetuo ricordo – bensì da Di Pietro e Pecoraro Scanio. Il
problema è della democrazia malata italiana, che fa del Bel Paese la patria dei
talenti senza carriere e delle carriere senza talenti. Trovo per questo motivo
ragionevole l'altissimo livello di democrazia nella Svizzera dove gli elettori
sembra che abbiano una possibilità di decidere, di fare e disfare enormemente
maggiore che in Italia. Il fatto che la Svizzera non sia ancora andata a rotoli è un dato
sperimentale positivo sull'acume degli elettori svizzeri (ma non è detto che i
discendenti conservino le alte qualità degli antenati ). Ci fu il tempo della
demagogia che coniò il termine "Chilometri Zero" che valeva sia per i
cibi che per l'energia. La realtà nuda e cruda odierna ci dice invece che, per
esempio, la Fantoni
di Osoppo, tra le aziende del mobili per ufficio più importanti d’Italia, ogni
anno che passa è obbligata a ricorrere a mercati sempre più lontani per
approvvigionarsi della materia prima: il legname. La stampa locale ed in primis
il Messaggero Veneto, dalla penna della giornalista Francesca Artico ci da
conto con esultanza della centrale elettrica a biomasse (senza cogenerazione?)
da 10 MW di potenza nella ZIAC, Zona Industriale dell'Aussa Corno. Se la
giornalista esulta, la Fantoni
probabilmente esulta un po' meno. Dati: per l’importazione di legname
dall’estero l’Italia nel 2012 è stata il 6° importatore mondiale di legno, il
2° importatore europeo di legno (dopo UK), il 1° importatore di legno dai
Balcani e dal Sud Europa, il 2° importatore europeo di legno tropicale, il 1°
importatore mondiale di legna da ardere, il 4° importatore mondiale di cippato,
il 1° importatore mondiale di pellet ad uso residenziale. L’Italia è il 1°
partner commerciale per l’export del Camerun, della Romania, della Bosnia,
dell’Albania, della Serbia. Alla luce di questi dati qualcuno mi sa dire se sia
possibile che l’utente elettrico paghi, con le esose tariffe elettriche per le
rinnovabili, la messa in difficoltà, non voglio ancora pensare ad una chiusura,
d’un settore industriale come quello dedicato alla produzione di pannelli
truciolati? Ora due conticini che non sono proprio quelli della casalinga di
Voghera ma quasi ci si arriva. L’impianto da 10 MW elettrici di potenza dovrà
avere una caldaia da circa 30 MW termici per poter produrre 72'000 MWh
elettrici per anno e cioè con un utilizzo stimato di funzionamento di circa
7'200 ore per anno, pari a 300 giorni/anno. 30 MW termici per 7’200 ore anno
sono pari a una energia termica corrispondente a 216'000 MWh. Il faggio anidro
da circa 5 kWh/kg pertanto equivalente a 5 MWh/t. Poi avremo che 216'000 MWh
termici/5 MWh/t= 43'200 t. Infine 43'200 t/24 t (autotreno o
autoarticolato)=1'800 autotreni o autoarticolati all’anno. Ora 1'800 autotreni
o autoarticolati anno/300 giorni/anno=6 autotreni o autoarticolati/giorno. Così
è anche se a qualcuno non pare. Se non ci fossero le regalie di un mercato
elettrico drogato nessuno si sognerebbe di fare un “non investimento” come
quello annunciato e alla fine si può tranquillamente dire che a qualcuno vanno
dei benefici (privilegi?) a scapito forse di centinaia di posti di lavoro che
potrebbero essere delocalizzati per gli insostenibili costi. Ricordo che la Fantoni ha alcune realtà
già consolidate all’estero.
Ma l’”esempio Fantoni” è paradigmatico di una situazione più generale che vede
l’Italia produttiva (quella che consuma più energia) in ginocchio. Sembra
proprio che tutto questo disastro politico-economico, voluto – bisogna dirlo –
dagli italiani stessi che hanno bocciato l’energia nucleare col referendum (e
in Giappone, nonostante le bugie della stampa di regime, stanno ricostruendo la
centrale di Fukushima insieme alla realizzazione di altre due nuove di zecca),
faccia capo ad un disegno perverso, mirante a distruggere il Popolo Italiano. A
questo proposito bisogna dire che nella Costituzione c'è una grossa lacuna che
riguarda la regolamentazione del potere monetario che è il più importante
perché da questo dipendono l'indipendenza nazionale, la sovranità popolare, il
diritto al lavoro, la giustizia, e quant'altro. Mi rifiuto di credere che a
tutti i "padri" costituenti sia sfuggita questa mancanza, pertanto
sono sempre più convinto che il non avere più una Banca Nazionale pubblica che
obbedisca al governo in merito di emissione di moneta in termini di quantità,
tasso di sconto, raccolta e distribuzione del denaro e controllo sulle banche
private, è stata ed è, una cosa voluta. Probabilmente aver perduto una guerra
sfortunata infarcita di sabotaggi e tradimenti a scapito dei soldati che hanno
dimostrato, come sempre, il loro valore e a nocumento del Popolo Italiano, ha
costretto i "padri"a stilare il documento principe della società
Italiana in modo tale che le prerogative del controllo della moneta, siano
nella disponibilità di altri e non della Repubblica Italiana stessa. Resta il
fatto che l'attività bancaria creditizia è un'attività di interesse pubblico,
di più, comprende l'esercizio del potere pubblico di creare moneta ergo non può
essere lasciata alla libera ricerca del profitto imprenditoriale privato e, per
quello che ne so, ogni norma contraria è
incostituzionale. Ora, non per soffiare sul fuoco, ma da tanti anni mi chiedo
perché in Italia tutte le industrie di eccellenza, (nucleare, chimica,
elettronica, aerospaziale, meccanica) sembra siano state sistematicamente e
scientemente distrutte. Le conseguenze di questo lavoro certosino di
smantellamento del tessuto industriale sono sotto gli occhi di tutti.
Personalmente non penso che né la cucina, né la moda e né il turismo (ad
esempio basta dare un'occhiata alle classifiche internazionali delle mete
turistiche per rendersene conto) potranno compensare quello che l'Italia ha
perso. E il risultato di questo scempio che dura da 40 anni è che Milano non
corre più e non si sa quando potrà tornare a correre. Sono molto triste perché
amo Milano e perché amo l’Italia.
Grazie Francesco,
RépondreSupprimerPer aver ritenuto meritevole di pubblicazione sul tuo blog di questo mio vecchio articolo pubblicato un anno fa su Alessandria Oggi.
Spero che chi lo leggerà possa trovare argomenti per aumentare il suo bagaglio di conoscenza.